venerdì 6 settembre 2013

Rock on, rock hard, rock animal!

Metti una sera all'8Ball, ex Rock'n'Roll.
Adham il proprietario ti ha contattato per intervistare un gruppo che viene da New York, e tu sei un po' tesa perché non hai mai avuto a che fare con nessuno che abitasse a più di 100 chilometri da Perugia, a voler essere generosi, e ancor meno qualcuno la cui conoscenza dell'italiano si limitasse a ciao Italia!, e allora hai passato il pomeriggio a interrogare l'amico Google per non presentarti del tutto impreparata.
Cerca: Adam Bomb, invio.
Wikipedia dice: "Pseudonimo di Adam Brennan (Seattle, 14 Agosto 1963), cantante e chitarrista hard & heavy statunitense".
E fin qui tutto ok. 
Scorri la pagina, ti cade l'occhio sulla frase: "... l'evento più importante nella sua adolescenza fu l'incontro con Eddie Van Halen a Tacoma, Washington".
Ah, pensi. Vai avanti.
" ... suonò anche a due concerti per gli Steeler sostituendo Yngwie Malmsteen". 
Ah... pensi. Vai avanti.
"Dal 2006 al 2011, insieme al bassista Paul Del Bello e a diversi batteristi, Adam Bomb ha diviso il palco con Motorhead, Iggy Pop, Twisted Sister, Hanoi Rocks, Steven Adler, The Wildhearts, Marky Ramone, Dragonforce, Marty Friedman e altri, e suonato più di 1200 concerti (circa 250 l'anno) in Regno Unito, Irlanda, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Slovenia, Bulgaria, Polonia, Finlandia, Svezia, Estonia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Italia, Danimarca, Spagna, Serbia e Principato di Monaco, senza un'agenzia, un manager o un'etichetta discografica".
Ah però, pensi allora.
Ma sei al lavoro e, per l'ilarità dei tuoi capi, ti sei sempre considerata una gran professionista, così chiudi la pagina e riponi il telefono in borsa dimenticando totalmente che tra poche ore avrai a che fare con uno che ha diviso il palco con alcuni dei tuoi più grandi idoli di sempre.

Insomma sei all'8Ball, ex Rock'n'Roll. Adham il proprietario gironzola tra i clienti come suo solito, saluta i nuovi arrivati, ti sembra sfoggi un sorriso un po' più soddisfatto del solito ma registri la novità solo subliminalmente.
Chiacchieri con Viscardo, Daniele e Daniele, rispettivamente il grafico e fotografo di BluBai (l'associazione per cui scrivi e organizzi interviste), il fonico e l'interprete. Ogni tanto lanci occhiate feline al furgone blu scuro e un po' scalcagnato parcheggiato appena fuori l'ingresso del locale: qualche adesivo sul retro e strani tipi che vi aleggiano intorno. Uno di loro è Adam Bomb, ma davvero non sapresti riconoscerlo.

E' mezzanotte, i perugini GUN hanno appena finito di suonare. Luci soffuse, il palco che conosci tanto bene a un metro scarso dal tuo piede. Solo che, questa volta, si avverte nell'aria che lo spettacolo sarà diverso da ciò cui tutti voi avventori di sempre siete abituati: forse sono le strane vibrazioni che emanano da Paul Del Bello (basso) e Violet The Cannibal (batteria), forse le lampadine a mo' di stella che decorano uno degli amplificatori e che, già, renderanno superfluo ogni tuo video perché accecanti. O forse, semplicemente, è Adam Bomb.

Adam Bomb che indossa un completo blu elettrico a stelle e strisce, un cappello da sceriffo di paese e una chitarra a coda di rondine che si illumina.
E tu rimani a bocca aperta perché, cazzo, non hai mai visto uno spettacolo del genere: è il vero glam da piume di struzzo, l'America del grande rock come si vede solo in televisione o, al massimo, schiacciata tra la folla in qualche enorme arena in qualche metropoli italiana e perciò, certamente, situata a qualche bel centinaio di chilometri da Perugia.
E tu questo animale da palco ce l'hai lì, a un metro di distanza, e tra un'ora scarsa sarai fuori nel gazebo a intervistarlo, e cazzo non ricordo le domande ma tanto le ho scritte e porca puttana dov'è il mio foglio?!

Un'esperienza forte, davvero. Mai l'avrei detto. 
Perché poi il foglio con le domande (tra cui c'erano chicche inestimabili come Che balsamo usi?, chicche che Viscardo mi ha pregata di dimenticare - a mia discolpa posso dire che ho partorito il tutto quando ancora non avevo idea di cosa avrei visto e sentito) l'ho ritrovato, ma comunque non ero preparata. 
Perché Adam ha uno sguardo magnetico, intenso, e quando raccontava quella vita e quelle esperienze che tutti gli appassionati di rock nel suo senso più ampio hanno, prima o poi, immaginato e desiderato... Be'.
E' per questo che esistono le telecamere.






domenica 11 agosto 2013

Manifesto del frastuono

Io in macchina.
Parcheggiata di fronte al mio posto di lavoro, respiro la fine del turno che sa di notte fresca e vento estivo e sfoglio le pagine del mio porta cd alla ricerca della colonna sonora adatta al momento.
Cream: no.
Una moto sfreccia felina spettinando le antenne della mia umile utilitaria.
The Doors: no.
Che poi, in realtà, devo solo andare a casa. Dieci minuti di strada all'ingresso, tredici alla doccia. Lavarsi di dosso la fatica al mio tre.
Due.
I Muse mi ammaliano con Origin of Symmetry, ma dura un secondo e comunque no.
Giro la chiave nell'accensione.
La radio prende vita da sé e, be', buco mnemonico: che ci fanno gli Anthropos nel mio lettore?

Guido.
Please, don't take strangeeers! canto.
La voce di Michele riempie l'abitacolo e mi entra dentro, e allora penso: quanta arte nascosta, in questa città. Quanta qualità. Quanta emozione.
Che si annida nei garage.
Nei pubbetti un po' sfigati.
Nei lettori cd degli amici più cari.
E allora mi viene in mente una cosa che mi disse una volta mio padre. Ascoltavamo l'assolo di un bassista a una sagra paesana, e nemmeno mi piaceva così tanto perché, non so, forse era l'ambiente o forse ero io o forse, magari, era lui, fatto sta che continuavo a sbadigliare e papà disse: "Pensa a quanto tempo, quanto lavoro, quanta energia, quanta speranza c'è dietro quelle note."
L'arte è diventata banale. Il processo creativo, un affare comune. Accessibile a chiunque. 
Le abbiamo restituito un alone di umanità: ogni opera cela la carne e il sangue di chi l'ha creata, l'artista non è più tramite eletto dalla trascendenza come punto di congiunzione tra la terra e l'ineffabile. Mettiti l'anima in pace, Platone.
E va bene.
Va tutto bene.
Quel che mi inquieta è l'approccio con cui ci si rapporta all'arte adesso. Come se, appunto, sia qualcosa di banale. Qualcosa che c'è, punto.
E invece per me si tratta di magia. 
E quando ripenso a Michele davanti al pianoforte intento a comporre Ulalume's joke, a tutto quel tempo, il lavoro, l'energia, la speranza... Io mi emoziono. 
E non c'è cosa più grande.

Quel che vorrei fare è parlarne.
Perché Perugia è una piccola città, e agonizza e annega e a volte scompare ma sotto la pelle è ancora viva. Dietro le quinte. Un po' in disparte.
Perché i più bei concerti che io abbia mai visto non avevano palchi di sessanta metri né giganclopici maxischermi dai mille colori. Nessuna scelta tra prato o tribuna: si sta davanti, insieme, a un metro dalle spie. 
Questo non è un blog di critica musicale. Non è un commento sulla scena perugina. 
Qui ci sono io che vado ai concerti e poi ne parlo. 
Perché le cose belle devono essere diffuse.
E ora basta con tutti questi perché.

Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico, e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i principi (misurini per il valore morale di qualunque frase). Scrivo questo manifesto per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contraddittorie, in un unico refrigerante respiro; sono contro l'azione, per la contraddizione continua e anche per l'affermazione, non sono né favorevole né contrario e non do spiegazioni perché detesto il buon senso.
DADA non significa nulla.
(... )
L'opera d'arte non deve rappresentare la bellezza che è morta. Un'opera d'arte non è mai bella per decreto legge, obiettivamente, all'unanimità. La critica è inutile, non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di universalità. Si crede forse di aver trovato una base psichica comune a tutta l'umanità? Come si può far ordine nel caos di questa informa entità infinitamente variabile: l'uomo? Parlo sempre di me perché non voglio convincere nessuno, non ho il diritto di trascinare gli altri nella mia corrente, non costringo nessuno a seguirmi e ciascuno si fa l'arte che gli pare.
 
Tristan Tzara - Manifesto Dada
 

 Gli Anthropos (quasi) al completo in un momento imprecisato prima di un concerto